Consiste nell’inserimento permanente per via transperineale della sorgente radioattiva direttamente nella ghiandola prostatica in casi selezionati di tumore localizzato. In tal modo la dose di irradiazione richiesta viene erogata lentamente, a contatto diretto della prostata, in un arco di tempo, di solito 12 mesi.

Gli impianti sono costituiti da sorgenti radioattive di iodio 125, sigillate ermeticamente in una capsula in titanio (seme) di 4,5 mm x 0,8 mm; i semi possono essere liberi o accorpati in filiere e vengono applicati tramite aghi da impianto.

Gli impianti radioattivi vengono inseriti in anestesia totale o anche epidurale, sotto controllo ecografico; il loro corretto posizionamento viene calcolato da un sofisticato sistema computerizzato (piano di trattamento). Una volta posizionati, gli impianti non vengono rimossi, ma la loro radioattività diminuisce gradualmente fino a scomparire del tutto, per cui non c’è alcun rischio che la vostra vicinanza possa nuocere a coloro che vi sono intorno.

Prima di procedere all’inserimento degli impianti radioattivi si eseguirà uno studio volumetrico della prostata, che ha lo scopo di calcolare esattamente le dimensioni e la posizione della ghiandola. Questa procedura si esegue in sala operatoria, dopo aver praticato una leggera sedazione. Tramite un’ecografia transrettale si otterranno delle immagini della prostata, che serviranno per avere un modello tridimensionale, sulla base del quale si stabilirà quanti impianti radioattivi inserire e dove posizionarli. Nelle 24 ore precedenti l’esecuzione dello studio volumetrico dovrete seguite una dieta particolare per favorire lo svuotamento dell’intestino. Inoltre, prima di procedere si eseguirà anche un clistere, in modo che le immagini ecografiche siano il più chiare possibile.

Anche nelle 24 ore che precedono l’inserimento degli impianti radioattivi dovrete seguire una dieta speciale e anche in questo caso sarete sottopost