Il vostro oncologo discuterà con voi quello che ritiene sia il tipo di trattamento chirurgico più appropriato al vostro caso in funzione del tipo e delle dimensioni del tumore, nonché della sua eventuale diffusione. Prima di essere operati assicuratevi che abbiate esaminato tutti i dettagli al riguardo con il medico curante, comprese le probabilità di riuscita e gli eventuali effetti collaterali. Ricordatevi che nessuna operazione o procedura verrà eseguita senza il vostro consenso.
Esistono tre tipi di trattamento chirurgico per il cancro della prostata:
· prostatectomia radicale
· resezione transuretrale (TUR), per alleviare i sintomi;
· orchiectomia (ablazione dei testicoli).
Prostatectomia radicale
Rappresenta una delle opzioni terapeutiche per il trattamento dei tumori prostatici in stadio iniziale. Consiste nell’ablazione totale della ghiandola per via chirurgica, con accesso attraverso l’addome oppure attraverso l’area compresa tra scroto e ano. Lo scopo è quello di eliminare tutte le cellule tumorali. Questa procedura si esegue di solito solo nei casi in cui il carcinoma non si sia diffuso ad altri organi e in pazienti di età inferiore a 70 anni.
L’intervento può causare a volte l’impotenza sessuale, ossia l’incapacità di avere l’erezione, e l’incontinenza urinaria, vale a dire difficoltà a controllare lo svuotamento della vescica, anche se le moderne tecniche chirurgiche hanno permesso di ridurre la frequenza di tali complicazioni. Dato che i medici non sono in grado di prevedere quali individui le accuseranno, è importante che siate consapevoli dei rischi che correte. Il vostro oncologo discuterà con voi tutti i dettagli relativi al trattamento, prendendo in considerazione anche le eventuali alternative.
Dopo l’intervento
Dopo l’intervento di prostatectomia radicale verrete sottoposti a infusione per endovena di liquidi e farmaci e ad applicazione di catetere. Se l’intervento è stato eseguito per via addominale, alla ferita verrà probabilmente applicato un drenaggio per evitare l’eventuale accumulo di liquidi. Nei primi giorni del post-operatorio potreste accusare qualche dolore, soprattutto in posizione eretta. La somministrazione di analgesici a intervalli regolari potrà alleviare questi disturbi, e qualora non otteneste il risultato sperato, non esitate a rivolgervi al personale medico. Verrete dimessi probabilmente nel giro di sette-dieci giorni dopo l’intervento. Qualora la minzione risultasse ancora difficoltosa, il catetere potrebbe essere lasciato in sede ancora per qualche giorno. In questo caso, verranno presi accordi con un infermiere/a perché si rechi presso il vostro domicilio; qualora aveste dei problemi, dovrete comunque contattare il vostro medico al più presto possibile.
Effetti collaterali della prostatectomia radicale
Il trattamento chirurgico alla prostata può avere come conseguenze difficoltà a raggiungere l’erezione (impotenza sessuale) e a controllare la vescica (incontinenza). L’impotenza è causata da un ridotto afflusso di sangue al pene in conseguenza della compromissione di arterie o nervi. Anche un danno lieve, che è inevitabile nell’intervento, può determinare l’impotenza, soprattutto nei soggetti di età avanzata. Spesso è impossibile evitare che il tessuto nervoso sia compromesso mentre si tenta di rimuovere tutto il tumore. Il rischio di impotenza dopo un intervento di prostatectomia radicale è del 50% nei soggetti di età inferiore a 60 anni, e raggiunge il 70% e oltre in coloro che hanno più di 70 anni.
I problemi di incontinenza in seguito a prostatectomia radicale sono meno frequenti. La maggior parte dei pazienti è poco continente appena il catetere viene rimosso, ma la situazione migliora con il tempo. A distanza di circa un anno dall’intervento circa il 25% dei soggetti prostectomizzati avrà perdite occasionali di urina, il 5% dovrà fare ricorso agli assorbenti e meno dell’1% ad un sussidio quale un catetere.
Un altro effetto meno frequente del trattamento chirurgico è la cicatrizzazione della vescica che può ostruire il deflusso dell’urina. In questo caso il problema si risolve abbastanza facilmente con un piccolo intervento che si esegue attraverso l’uretra.
Resezione transuretrale (TUR)
Il trattamento chirurgico è spesso inevitabile per rimuovere quella parte del tumore che ostruisce l’uretra, il canale che trasporta l’urina dalla vescica al pene. L’intervento più comune è la resezione transuretrale della prostata (TUR o TURP). Si esegue in anestesia totale, ma a volte si preferisce l’anestesia epidurale, vale a dire che l’anestetico viene somministrato intorno al midollo spinale a livello dell’articolazione lombo-sacrale, rendendo in tal modo il paziente insensibile al dolore, ma mantenendone la coscienza.
Come indica il nome, nella TUR il chirurgo inserisce nell’uretra, attraverso il pene, un catetere (la procedura è analoga a quella che si attua per la cistoscopia, v. pag. …..), al cui interno è stato collocato lo strumento con il quale si procederà all’asportazione del tumore che ostruisce l’uretra. Questa procedura non è in grado di eliminare tutte le cellule tumorali e si attua solo per facilitare il deflusso dell’urina.
Dopo l’intervento
Dopo l’intervento probabilmente sarete di nuovo in piedi entro 24 ore.
Dopo un intervento di TUR verrete probabilmente sottoposti a infusione per endovena (somministrazione goccia a goccia) allo scopo di reintegrare liquidi e sali minerali. Un sondino o catetere verrà collocato in vescica per drenare l’urina in un apposito sacchetto.
Per evitare che eventuali coaguli di sangue ostruiscano il catetere, si potranno eseguire delle irrigazioni vescicali. Ciò vuol dire che il catetere avrà la duplice funzione di immettere del liquido in vescica e di drenarlo. L’urina sarà gradualmente più chiara e il catetere potrà infine essere rimosso. Inizialmente avrete difficoltà alla minzione senza il catetere, ma anche questo disturbo andrà gradualmente migliorando fino a scomparire. A volte il catetere dovrà essere lasciato in situ anche dopo che sarete stati dimessi. Prima che lasciate l’ospedale, l’infermiere/a vi insegnerà come provvedere allo svuotamento e alla pulizia del catetere e potrà prendere accordi con un collega che si rechi al vostro domicilio per aiutarvi qualora aveste dei problemi.
Anche se potreste accusare fastidio o dolore per alcuni giorni dopo l’intervento, esistono molti tipi di analgesici che sono molto efficaci. Qualora il sintomo algico dovesse persistere, informate al più presto il medico o l’infermiere/a che vi assistono in modo che il preparato adottato fino a quel momento possa essere sostituito con altri fino a che si individua quello più efficace nel vostro caso.
Molti pazienti sono in grado di fare ritorno a casa tre-quattro giorni dopo l’intervento.
Dopo un intervento di TUR, alcuni pazienti potrebbero avere problemi di eiaculazione retrograda, il che significa che durante l’eiaculazione lo sperma tornerà indietro nella vescica, anziché uscire attraverso l’uretra. Dovrete discutere a fondo quest’effetto collaterale con l’oncologo.
Orchiectomia (asportazione dei testicoli)
Pur essendo un trattamento chirurgico, lo scopo di questa procedura è quello di rallentare la crescita del tumore, asportando uno o entrambi i testicoli, riducendo in tal modo la concentrazione dell’ormone sessuale maschile, il testosterone. Per questo motivo se ne parla nel capitolo sull’ormonoterapia.
Assistenza a casa dopo il trattamento chirurgico
Se pensate che potreste avere dei problemi una volta tornati a casa, informatene la caposala o l’assistente sociale fin dal momento del ricovero, affinché possano organizzare il modo in cui aiutarvi prima che siate dimessi. Oltre ad offrire aiuto pratico, molti assistenti sociali sono anche dei consulenti qualificati in grado di fornire valido sostegno a voi e alla vostra famiglia, sia in ospedale che a casa. Qualora desideraste parlare con un assistente sociale, chiedete al medico o all’infermiere/a di prendervi un appuntamento.
Prima che siate dimessi vi verrà dato l’appuntamento per la visita di controllo che effettuerete presso il centro per pazienti esterni. Questo sarà il momento per discutere con il vostro medico eventuali problemi che si dovessero presentare dopo il trattamento chirurgico.